Intervista di Don Franco al Sig. Carlo Fedrizzi

“Sig. Carlo è tornato dalla sua sesta esperienza di lavoro a Bissau. Tutto è iniziato a gennaio 2012, quando ha costruito il salone. Poi quando è tornato?” Carlo:
  • Sono ripartito per Bissau a ottobre 2012. Avevo da iniziare le fondamenta della scuola. È stata una bella esperienza di grande collaborazione con muratori e saldatori locali.
“Nel marzo 2013 siamo partiti insieme. Eravamo in 4: lei,sua moglie Aldina, Sylvie ed io: Don Franco. Mentre noi rinnovavamo le foto dei bambini adottati, lei a cosa si è dedicato?” Carlo:
  • Ho finito la struttura del tetto delle 7 aule per gli alunni, quella dell´ufficio del direttore didattico, della sala professori e dei servizi igienici. La mia valida squadra di collaboratori ha persino iniziato la copertura del tetto con lamiera ondulata blu.

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“Lei è tornato a giugno per completare l´edificio della scuola. Cosa occorreva fare?” Carlo:
  • Ho trovato il tetto coperto completamente e i pavimenti dei vari ambienti ben livellati con base di cemento. Ho iniziato a far piastrellare i locali; ho fatto finire il marciapiede tutto attorno all´edificio; ho terminato il lavoro nei servizi; ho insegnato il modo di controsoffittare; ho fatto tinteggiare le pareti interne ed esterne; ho collocato tutte le finestre e le porte e ho seguito il lavoro dell´elettricista. Quando sono partito per l´Italia la scuola era pronta per ricevere i banchi, le lavagne, gli armadi e di conseguenza era possibile a settembre avviare l´attività scolastica.

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“E la quinta volta in cui lei è partito, nel novembre del 2013, cosa aveva intenzione di realizzare?” Carlo:
  • Volevo costruire l´ambulatorio e porre le fondamenta della chiesa dodecagonale. Con i miei ormai bravissimi collaboratori, abbiamo eretto i 12 pali di ferro, cementati nelle fondamenta e perfettamente equidistanti, delimitanti il perimetro dell´edificio.

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“Finalmente è arrivata la sesta volta. Altro viaggio, meno noioso perché in compagnia di Padre Lidio. Cosa l´aspettava e cosa aveva in mente di fare?” Carlo:
  • Mi aspettava lo sdoganamento del container, da fare il più presto possibile, perché tutto il materiale necessario per il lavoro era racchiuso nel contenitore (come lo chiamano a Bissau). Grazie ai buoni rapporti di Padre Lidio con gli addetti del porto, dopo due giorni avevamo il container nell´ampio cortile della missione. Un giorno di lavoro per estrarre e suddividere le 20 tonnellate di materiale e poi grandi viaggi per trasferire a Jerico, sul cantiere, le travature rivestite di legno, tutto il perlinato, i rotoli di guaina, ma soprattutto la motosega, che ci è stata utilissima.
“Abbiamo ricevuto le prime foto, dopo poco più di una settimana dal suo arrivo a Bissau. Ci documentavano sulle povere attrezzature di lavoro: scale, trabattelli, e anche su giovani robusti che facevano il passamano delle pesanti travature in posizioni precarie, a qualche metro d´altezza da terra. Lei come viveva quei momenti?” Carlo:
  • Ho dovuto raccomandare più volte di essere prudenti e ho dovuto anche discutere con il caposquadra sul modo migliore, più sbrigativo e sicuro di realizzare la struttura portante della cupola. Bisognava saldare 24 sbarre alla corona centrale e ai pali perimetrali della chiesa. Lavoravamo sotto un sole cocente e per 8 ore al giorno, compresa mezza giornata del sabato. Quel manipolo di giovani muscolosi hanno fatto con le loro mani il lavoro che avrebbe dovuto fare la gru. Mi compiacevo ogni giorno del lavoro che appariva un´autentica opera ardita e bella da guardare. Quanta gente si fermava incantata ad ammirare.
“Poi siete passati alla copertura della cupola. Le strisce di perlinato, spesse 2,50 cm, lunghe 4 metri, erano il vostro materiale nuovo, diverso dal solito ondulato di lamiera. Si sono stupiti i suoi collaboratori di questo metodo di copertura del tutto nuovo?” Carlo:
  • Sì, molto. Mi hanno anche fatto discutere su come procedere. Poi mi sono imposto, per non perdere tempo e consumare il meno materiale possibile. In una settimana abbiamo coperto più di 300 metri quadri, dei 400 totali, rivestendoli anche di guaina. Poi è venuto a mancarci il perlinato e ho lasciato l´ultimo spazio della cupola, un cono di tre metri d´altezza e 30 di circonferenza, coperto da un telone, a riparo dalle piogge, che da luglio in poi scenderanno abbondanti.

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“Chiederle se è venuto via soddisfatto mi sembra inutile, ma domandarle cosa l´attende in una prossima settima volta, in cui andrà a Bissau, mi sembra giusto, soprattutto per la nostra curiosità e per l´interesse con cui noi seguiamo il progetto Jerico.” Carlo:
  • Andrò per finire la copertura della cupola, per porre tutte le 24 finestre, per seguire il lavoro di piastrellatura, per curare il lavoro dell´impianto elettrico, per affiancarmi ai tinteggiatori delle pareti interne ed esterne e per scegliere con Padre Lidio il tipo di entrata, di porta d´ingresso, di altare, di banchi. Prevedo di tornare a fine ottobre 2014. Si parla di consacrazione solenne della chiesa di Jerico, alla festa di San Leonardo Murialdo nel 2015 e certamente non mancherò.
“Sig. Carlo: gli Amici della Guinea Bissau, gli Ex-Allievi degli Artigianelli, i fedeli della Parrocchia San Leonardo Murialdo di Milano e quelli del Santuario si Sommariva Bosco, gli Alunni e Insegnanti della scuola San Giuseppe di Valbrembo e quelli dell´Istituto Arpino di Sommariva Bosco, la ringraziano di cuore e le augurano preziose ricompense celesti per i sacrifici che ha affrontato, in questi ultimi tre anni, per dedicare tempo, energie e passione al progetto Jerico.”

Don Franco e gli Amici della Guinea Bissau