I manufatti delle popolazioni native dell´Africa sono considerati arte primitiva e non appartengono alla storia della cultura occidentale.
Per lungo tempo si è ritenuto che queste espressioni figurative non fossero arte, cioè non presentassero caratteristiche basate sul concetto
di bellezza tipico della tradizione occidentale.
La rivalutazione delle arti primitive, iniziata nel secolo scorso, coincide quindi con la consapevolezza, da parte degli artisti e dei critici,
che non esiste una forma d´arte superiore o privilegiata.
Gli artisti africani non rappresentano l´aspetto esteriore, ma ne colgono la sostanza, mettendo in risalto
gli elementi più importanti della figura.
I volti sono semplici e geometrizzati. La stilizzazione formale, l´antinaturalismo, la forte espressività, la deformazione, la spiritualità sono
i caratteri prevalenti nelle forme artistiche dei popoli primitivi, infatti il principio dell´imitazione della natura non esiste; l´artista mago,
stregone o veggente, deve cogliere non solo la realtà apparente, ma quella più complessa e misteriosa che si nasconde sotto di essa.
Alcuni dei simboli che questi artisti adottano ci sono noti e ci aiutano a comprendere il significato delle complesse figurazioni astratte; spesso
però il significato di uno stesso tipo di segno muta da una tribù all´altra, perché
egato alla storia particolare di ogni tribù.
Le maschere terrificanti, tolte dal loro contesto ed esposte in un salotto occidentale, diventano incomprensibili;
esse servono infatti per l´esecuzione
di rituali collettivi: matrimoni, funerali, riti di iniziazione, raccolto, nei quali le maschere, il suono, il ballo, le decorazioni dei corpi sono da
intendersi come un´unica grande realtà espressiva.
Nelle isole Bijagós della Guinea Bissau le maschere usate sono vere e proprie sculture,
raffiguranti teste di ippopotamo, di toro e le pettinature, elaboratissime,
rappresentano teste di mucca, uccelli, pesci, ecc…
Tra la fine dell´Ottocento e l´inizio del Novecento tutta la cultura europea, quindi anche l´arte,
attraversa una profonda crisi di sfiducia, rispetto al
concetto di evoluzione. Molti sono gli artisti di questo periodo che riscoprono l´arte negra e, in generale, l´arte primitiva,
che appare un´arte senza tempo.
Essi tentano di cogliervi una dimensione al di là del tempo e della storia,
poiché proprio la storia artistica, intesa come il susseguirsi di prodotti culturali,
non rispondeva più alla sensibilità ed alle esigenze espressive degli artisti.
Contemporaneamente vengono anche recuperati i valori dell´infanzia, che sembrano contenere
una creatività più autentica, non ancora guastata dagli
interventi della “cultura”. L´espressione infantile viene fatta coincidere con
a produzione artistica dei primitivi, non corrotta dalla civiltà europea.
PICASSO fu profondamente affascinato dalla cultura negra e trasformò i suoi volti con colori
piatti e piani spigolosi che si richiamano alle maschere negre.
In MODIGLIANI
l´amore per la scultura negra si risolve in forme raffinatissime
estremamente semplificate e stilizzate; la forza espressiva e l´allungamento
del viso, sono caratteri tipicamente primitivi.