Da Carlitos
Carissimi Amici:
sono a casa vostra dal 23 dicembre, dal momento in cui sono accolto all´aeroporto di Malpensa con abbracci e sorrisi. Qualche ora dopo, con Don Franco, entro nella casa di Marina, a Roncola di Treviolo (BG). Mi accorgo subito del grande affetto che mi circonda.
E´ tutto nuovo per me: il viaggio in aereo, camminare per l´aeroporto, il pernottamento in hotel a Lisbona, le auto e le autostrade italiane, il panorama con le montagne imbiancate dalla neve, i condomini, le ville, le fabbriche, i negozi, le luci di Natale, i botti di Capodanno… Capisco subito che le mie abitudini devono cambiare. Non ho difficoltà a capire qual è l´interruttore della luce e come devo usare il rubinetto dell´acqua. A tavola guardo molto gli altri e imparo ad usare le posate. Tutti mi riempiono di complimenti e io ricevo continuamente forti stimoli a rivolgere saluti e gratitudine. I miei sorrisi e i miei baci, distribuiti con estrema spontaneità, sono il modo migliore per ricambiare ogni forma di cortesia e di affetto che ricevo. “Ciao”- “Grazie”- “Acqua”- “Macchina” – “Pasta” – “Carne”…. I termini che ormai sono miei. Sento che anche gli altri imparano parole mie: “Nu bai cioè andiamo”- “Misti cioè mi piace”- “Meninu cioè bambino” – “Boneca cioè regalo” – “Brincar cioè giocare”. Che bello faticare, ma alla fine riuscire a dirsi qualcosa! E a proposito di regali, non c´è giorno che non ne riceva uno.
Arriva il giorno delle prime visite in ospedale, dopo le feste di Natale. Quante analisi all´Ospedale di Bergamo! I medici mi sono attorno e parlano seriamente di me. Mi fissano negli occhi e io non capisco cosa dicano. Piango quando l´infermiere tenta più volte di prelevarmi il sangue. Il colore della mia pelle non lo aiuta certo a vedere le vene. Poi tutta una serie di radiografie. Dal mattino alla sera in ospedale, e su e giù da un laboratorio all´altro.
Il 2 gennaio vengo operato. Non ricordo nulla. Mi fa coraggio il mio vicino di letto, più piccolo di me, che attende di essere operato il giorno dopo e che mi sorride gentilmente, mentre parto per la sala operatoria. Lui ha la mamma vicino… Io non ho più la mia!! Tutto prosegue bene. Ogni tanto mi lamento e trovo moltissima compassione e premura per me. Torno a casa dall´ospedale e ogni persona che viene a trovarmi si preoccupa di chiedermi se sto meglio. Io rassicuro tutti: sto bene!
I medici devono ancora occuparsi di me. Oltre al cuore, ho una brutta ernia ombelicale,che ha già incuriosito i chirurghi, ed i miei polmoni non sono molto sani. Mi sto divertendo, perché incontro amici che mi fanno gentilmente compagnia e me le danno tutte vinte. Scopro continuamente cose nuove, soprattutto per quanto riguarda i giocattoli. Devo alternare le belle giornate di riposo e di visita in casa di amici, con cure, esami e ricoveri.
Non so ancora quando partirò per la Guinea Bissau né mi pongo il problema. Sento il forte bisogno di gridare un grazie enorme a tutti quelli che si sono interessati e continuano a interessarsi a me. Penso ai miei fratellini e sorelline, che mi mancano: loro di certo non immaginano le cose belle e buone che sto sperimentando. Vorrei portare loro tanti aiuti, per farli stare un po´ meglio. Qualcuno mi aiuterà in questo. Grazie!
Saluto e abbraccio tutti.
Il vostro Carlitos
sono a casa vostra dal 23 dicembre, dal momento in cui sono accolto all´aeroporto di Malpensa con abbracci e sorrisi. Qualche ora dopo, con Don Franco, entro nella casa di Marina, a Roncola di Treviolo (BG). Mi accorgo subito del grande affetto che mi circonda.
E´ tutto nuovo per me: il viaggio in aereo, camminare per l´aeroporto, il pernottamento in hotel a Lisbona, le auto e le autostrade italiane, il panorama con le montagne imbiancate dalla neve, i condomini, le ville, le fabbriche, i negozi, le luci di Natale, i botti di Capodanno… Capisco subito che le mie abitudini devono cambiare. Non ho difficoltà a capire qual è l´interruttore della luce e come devo usare il rubinetto dell´acqua. A tavola guardo molto gli altri e imparo ad usare le posate. Tutti mi riempiono di complimenti e io ricevo continuamente forti stimoli a rivolgere saluti e gratitudine. I miei sorrisi e i miei baci, distribuiti con estrema spontaneità, sono il modo migliore per ricambiare ogni forma di cortesia e di affetto che ricevo. “Ciao”- “Grazie”- “Acqua”- “Macchina” – “Pasta” – “Carne”…. I termini che ormai sono miei. Sento che anche gli altri imparano parole mie: “Nu bai cioè andiamo”- “Misti cioè mi piace”- “Meninu cioè bambino” – “Boneca cioè regalo” – “Brincar cioè giocare”. Che bello faticare, ma alla fine riuscire a dirsi qualcosa! E a proposito di regali, non c´è giorno che non ne riceva uno.
Arriva il giorno delle prime visite in ospedale, dopo le feste di Natale. Quante analisi all´Ospedale di Bergamo! I medici mi sono attorno e parlano seriamente di me. Mi fissano negli occhi e io non capisco cosa dicano. Piango quando l´infermiere tenta più volte di prelevarmi il sangue. Il colore della mia pelle non lo aiuta certo a vedere le vene. Poi tutta una serie di radiografie. Dal mattino alla sera in ospedale, e su e giù da un laboratorio all´altro.
Il 2 gennaio vengo operato. Non ricordo nulla. Mi fa coraggio il mio vicino di letto, più piccolo di me, che attende di essere operato il giorno dopo e che mi sorride gentilmente, mentre parto per la sala operatoria. Lui ha la mamma vicino… Io non ho più la mia!! Tutto prosegue bene. Ogni tanto mi lamento e trovo moltissima compassione e premura per me. Torno a casa dall´ospedale e ogni persona che viene a trovarmi si preoccupa di chiedermi se sto meglio. Io rassicuro tutti: sto bene!
I medici devono ancora occuparsi di me. Oltre al cuore, ho una brutta ernia ombelicale,che ha già incuriosito i chirurghi, ed i miei polmoni non sono molto sani. Mi sto divertendo, perché incontro amici che mi fanno gentilmente compagnia e me le danno tutte vinte. Scopro continuamente cose nuove, soprattutto per quanto riguarda i giocattoli. Devo alternare le belle giornate di riposo e di visita in casa di amici, con cure, esami e ricoveri.
Non so ancora quando partirò per la Guinea Bissau né mi pongo il problema. Sento il forte bisogno di gridare un grazie enorme a tutti quelli che si sono interessati e continuano a interessarsi a me. Penso ai miei fratellini e sorelline, che mi mancano: loro di certo non immaginano le cose belle e buone che sto sperimentando. Vorrei portare loro tanti aiuti, per farli stare un po´ meglio. Qualcuno mi aiuterà in questo. Grazie!
Saluto e abbraccio tutti.
Il vostro Carlitos